GINESTRE

Dal
06
/
12
Al
07
/
12

testo di Elvira Buonocore
regia Gennaro Maresca
con Stefania Remino e Alessia Santalucia
disegno luci Francesco O. De Santis
scenografia Sara Palmieri
costumi Siria Bossone
musiche Vincenzo Romano
produzione B.E.A.T. teatro

SINOSSI Ginestre è un viaggio poetico e feroce nel cuore della provincia italiana, tra detersivi e detriti, sorellanza e reclusione.
Consiglia e Felicia detta Licia: due sorelle, chiuse nel retrobottega di un negozio, resistono a un mondo che frana, letteralmente e simbolicamente. I loro gesti quotidiani si mescolano a riti familiari ossessivi, in un tempo che si dilata tra infanzia e vecchiaia, tra gioco e tragedia. È l'asprezza di un luogo chiuso che prova a fare i conti con la modernità senza mai riuscirci, è il peso di un tempo fermo, di un'aria strana come quella prima di una frana. È l'epopea di una resistenza.
Ispirato all’alluvione di Sarno del 1998, lo spettacolo intreccia memoria collettiva e fragilità individuale, trasformando il paesaggio in metafora emotiva. Una riflessione potente sulla vulnerabilità, sulla sopravvivenza, sul restare in piedi nonostante il fango.

NOTE DI REGIA Quando la catastrofe poteva avvenire a casa nostra. Poteva franare la terra sul nostro tetto, poteva tremare a sangue casa tua, poteva prendersela con te il fiume, affogare te, i tuoi cari, senza tenere conto di niente. Così. Superiore. Dolcenera senza cuore. E’ la natura che ci governa, è la malaciorta, Dio in collera per il degrado, è la politica  e le istituzioni, la differenza sostanziale tra la vittima inconsapevole  e il potere, che tutto controlla e che tutto ( catastrofi comprese) dovrebbe prevenire. Un flusso di ovvietà e forzature di cui i media moderni si cibano restituendoci il dolore spettacolarizzato.
Ginestre è il tentativo poetico di fare memoria, di considerare la persona quale testimone di tempo e di spazio. Spazio rubato, dismesso, violentato. Spazio reale, del corpo; spazio emotivo, dello spirito. Ognuno in continua espansione. Grotteschi e struggenti segni di passaggio.

NOTE DELL’AUTRICE 1998. Periferia del sud Italia. È un maggio strano. Piove da cinque giorni. Un’acqua imperterrita laddove avrebbe dovuto esserci primavera. Non un fiore, non un raggio di sole. Non c’è margine per uscire, l’inverno si protrae. Soltanto il tempo, dilatatosi nell’ora legale, ha allungato le giornate, così da concedere ancora più spazio, più luce a quella pioggia incessante. Due sorelle vivono nel retrobottega del negozio di detersivi “Le Ginestre”. Donnine di età incerta, alternano attimi di vecchiaia a momenti di soave giovinezza. La vendita dei prodotti per la casa si fonde coi giochi di infanzia, coi gesti tipici dell’adolescenza. Tutto è vetrina e clausura.
Una di loro, la più piccola e più anziana, una neonata-adolescente che parla, riflette e ragiona, ha un passatempo tutto personale: guardare i video delle grandi cerimonie di famiglia. Compleanni, prime comunioni, anniversari, matrimoni, battesimi, ricorrenze inventate. Come una serie tv che non finisce ma si aggiorna assieme alla vita, il loop cerimoniale rappresenta l’unica forma di intrattenimento nella sua vita quasi reclusa. Torniamo alla provincia, al margine di una regione. Torniamo ad una casa che è anche un’attività. Torniamo ad una vita che è anche mestiere, ad una esposizione che è anche un nascondiglio permanente. Torniamo al legame parentale che supera sé stesso e va oltre. Sorelle che sono amiche, che sono serve, che sono odiose antagoniste, che sono acidità pura. Elemento di natura. Torniamo ad un clima ostile, ad un mondo che insorge. Ma questa volta lo dichiariamo apertamente. Questo lavoro parte da un’esperienza collettiva, l’alluvione che il 5 maggio 1998 ha colpito il comune di Sarno e le limitrofe zone di Quindici, Siano, Bracigliano e San Felice a Cancello, causando la morte di 160 persone. Un evento profondamente radicato in queste aree, a quasi trent’anni di distanza. La provincia è di nuovo attenzionata, di nuovo siamo oggetto di interesse. Ma per cosa? Un’ondata di fango e detriti, tre lingue di terra che scivolano inesorabili dalla montagna e ci prendono tutti alle spalle. I rubinetti danno acqua marrone. Le scuole sono chiuse. Le due donne vivono a livello della strada. Sono esposte. Vulnerabili. La vulnerabilità è il grado di perdita prodotto su un elemento o su una serie di elementi esposti a rischio, risultante dal verificarsi di un evento dannoso di una intensità data. Un indicatore geologico prima ancora che umano. Vulnerabilità è esposizione a un rischio. A un crollo. A una frana. Il paesaggio fisico qui diventa rappresentativo, metafora di uno stato emotivo. Il nostro. Lo stesso paesaggio che ci ha cresciuti si erode giorno dopo giorno, restituendoci al suo posto un mare di fango. Stare al mondo vuol dire stare nella frattura, in quella degradazione. Vuol dire essere esposti a un alto grado di vulnerabilità. Questo il punto di partenza per raccontare un frammento di umanità che si sgancia un attimo dal crollo e viene a parlarci.

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Orari

ORARIO SPETTACOLI

Sabato - ore 20.30
Domenica - ore 19.00
*13 Dicembre ore 21.00

La stagione teatrale è realizzata con il patrocino del
Comune di Pontecagnano Faiano
e dell' Assessorato alle politiche culturali,
In collaborazione con
Forøscenica e il Circolo Occhi Verdi Legambiente Pontecagnano
e il sostegno di
Laboratorio Salus
Poligrafica Fusco
Gruppo Sada Pontecagnano
7Bocche eventi
Il Maestro Orafo
Farmacia Robertazzi

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Biglietteria

BIGLIETTI

Intero € 12,00
Ridotto Under35 € 10,00
Ridotto studenti € 8,00
*13 Dicembre biglietto unico € 12,00

ABBONAMENTO full (11 spettacoli)

intero: 100€   |   ridotto Uder35: 85€   |   ridotto studenti: 70€

ABBONAMENTO mini (6 spettacoli)

intero: 60€   |   ridotto Under35: 50€   |   ridotto studenti: 40€


ORARI BOTTEGHINO

Tutti i giorni di spettacolo a partire da un’ora prima della rappresentazione.
La prevendita è garantita dal servizio di biglietteria on-line, dove previsto.
Le prenotazioni sono valide fino a 15 minuti prima dello spettacolo.

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Botteghino: 340 835 4657 | 331 228 8792
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